"Vi scrivo in risposta alla vostra richiesta di maggiori informazioni in merito all'incidente occorsomi in data 24 marzo. Nella sezione
Io sono un operatore in una stazione radio locale, e quel giorno mi trovavo da solo a lavorare sulla cima della nostra torre di ripetizione, dell'altezza approssimativa di 25 metri. Dopo aver completato le riparazioni, mi accorsi di aver portato sulla cima, nel corso dei miei numerosi viaggi su e giù, materiali vari per un peso complessivo intorno ai 140 kg. Decisi così che non era il caso di trasportare a terra a mano tutte le attrezzature, operazione che mi avrebbe occupato diverse ore, ed approntai invece una piccola carrucola. Fissai al terreno un'estremità della corda, quindi risalii e caricai i materiali all'altro capo della fune in una grossa cesta.
Tornato al suolo, slegai la fune in modo da far scendere delicatamente il carico.
Noterete, nei miei referti medici, che il mio peso è di soli 75 kg.
Fui talmente sconvolto dall'essere lanciato in aria che persi lucidità mentale e strinsi sempre più la presa sulla fune, che continuava a portarmi verso l'alto.
Ad un'altezza di circa 12 metri, incontrai la cesta dei materiali. Questo spiega il mio trauma cranico e la lussazione di spalla e clavicola.
Rallentai solo un poco, e continuai la risalita fino alla cima, mantenendo la presa nonostante le profonde lacerazioni alle dita della mano destra dovute allo strusciare della corda, finché non raggiunsi la cima.
Non feci in tempo a domandarmi come avrei potuto fare a scendere, perché il fondo della cesta cedette a causa dell'impatto al suolo. A questo punto c'ero io, 75 kg, ad un'estremità della fune e la cesta vuota, 10kg, all'altra.
La discesa fu ancora più rapida della salita, e all'incirca a 12 metri dal suolo incontrai la cesta. Questo spiega la doppia frattura alle caviglie e le ferite lacero-contuse alle gambe. Fortunatamente, però, questo urto rallentò la mia caduta; così l'impatto con i materiali precipitati al suolo precedentemente mi procurò solo tre vertebre incrinate.
Mi vergogno però nell'ammettere che la mia mente si annebbiò per il dolore, e non fui abbastanza lucido per mantenere la presa sulla corda.
Guardando in alto, vidi la cesta avvicinarsi sempre di più...